
Artigiani e lavoro nero: basta con la caccia all’untore
Ritorna ciclicamente, specie con la pubblicazione dei redditi medi delle singole professioni, l’equazione artigiano uguale evasore. Un rituale che solitamente non ci sorprende se non fosse che tale pregiudizio parrebbe adesso ispirare le nuove mosse degli 007 del Fisco dopo i blitz a Milano dello scorso fine settimana.
L’articolo di Andrea Galli (pubblicato sul Corriere della Sera del 4 Febbraio us) anticipa infatti che ispettori e militari hanno ora un preciso mandato: colpire l’artigiano truffaldino sugli ammortizzatori sociali col trucco ovvero quella pratica stranota per cui l’imprenditore fa richiesta per gli ammortizzatori e contemporaneamente riassume il lavoratore in nero.
Noi non ci stiamo a questa storia della caccia all’untore. La stragrande maggioranza dei micro e piccoli imprenditori operano nella legalità e sono ottimi contribuenti come certificano i dati degli studi di settore: nonostante siano soffocati d crisi e difficoltà varie la quasi totalità degli artigiani risulta congruo. Ci piacerebbe tuttavia che un giorno si parlasse di quelle migliaia di artigiani e piccoli imprenditori che non ricevono i pagamenti nei tempi dovuti – quando va bene – e che sono costretti a chiudere perchè hanno fatto da banca ad altri. L’azione di riscossione violenta e mirata ai beni visibili dei piccoli imprenditori può anche essere efficace per smuovere l’opinione pubblica, tuttavia non possiamo tacere se il riscossore Equitalia, come ha bene messo in evidenza Dario Di Vico in una recente analisi, è esso stesso parte di uno Stato che onora i pagamenti dopo trecento giorni. Una cosa non degna di un Paese civile. Le imprese dovrebbero almeno poter compensare debiti e crediti con la pubblica amministrazione.
Le associazioni di rappresentanza sono consapevoli che l’evasione fiscale favorisce le imprese meno efficienti e droga la competitività. Per questo dobbiamo difendere, e lo facciamo, chi sta nella legalità: la concorrenza e il merito sono la via per generare cambiamento. Occorre però andare oltre la chiamata a un nuovo senso di responsabilità morale e civile attuando riforme strutturali a reale sostegno delle piccole imprese.
Giuseppe Vivace
Segretario CNA Lombardia