Imprese e burocrazia: quanto costa alle imprese?

Imprese e burocrazia: quanto costa alle imprese?

Circa 5 miliardi l’anno, tanto costa la burocrazia ad artigiani, piccole e medie imprese. Per lo svolgimento di adempimenti burocratici, il titolare di una piccola impresa lavora, in media, 45 giorni l’anno e, in più, deve utilizzare allo stesso scopo il tempo dei suoi dipendenti per 28 giorni. Parliamo di un totale di 11mila euro che, moltiplicati per le PMI italiane, fa salire il conto all’astronomica somma di 5 miliardi. Il tutto, per adempiere a pratiche che un terzo degli imprenditori giudica “indebitamente attribuite alle aziende”.

La burocrazia italiana è pesante, complessa, poco utile

Assolvere le pratiche burocratiche richieste in Italia è un impegno gravoso perché sottrae del tempo e limita innovazione e crescita, perché le pratiche burocratiche sono lunghe, complicate e ridondanti. Le PMI e le aziende artigiane in Italia, quindi, oltre alle difficoltà dettate dall’onda lunga della crisi economica, si barcamenano nel ginepraio delle pratiche burocratiche. Infatti, gli adempimenti:

  • Tendono ad aumentare nel tempo.
  • Solo in pochi casi sono percepiti come utile strumento di controllo.
  • Nel processo di automatizzazione, anziché semplificare hanno generato ulteriori incombenze.

Gli imprenditori con esperienza manifestano una maggiore esasperazione per il peso della burocrazia, avendo assistito all’infittirsi e complicarsi della richiesta di documenti e pratiche. La burocrazia è vissuta come una gravosa perdita di tempo: non solo il numero di informazioni è eccessivo e complesso, ma la stessa informazione è richiesta più volte. Pesa, e non è da sottovalutare, il fatto che la burocrazia sia percepita, nella maggior parte dei casi, come un limite all’innovazione e alla crescita dell’attività. Il Fisco è l’area da cui gli imprenditori si sentono maggiormente vessati, soprattutto se operano nel settore dei servizi e se hanno pochi dipendenti.

La burocrazia inerente l’area di Ambiente e Sicurezza è particolarmente complessa, in primis per quelle aziende che hanno a che fare con rifiuti pericolosi, in seconda battuta per quelle che lavorano nei cantieri dove, inoltre, non pare rivestire un’effettiva utilità pratica. Le pratiche sono delle pure formalità nel 40% dei casi, soprattutto nell’area che attiene ad Ambiente e Sicurezza. Non solo, sono indebitamente attribuite alle aziende nel 32% dei casi.

Unicamente le pratiche riferite al Lavoro sono vissute come meno gravose e appaiono, meno delle altre, inutili e indebite. In una situazione di questo tipo, non resta che appoggiarsi, quasi completamente, al supporto di una consulenza esterna, soprattutto nell’area del fisco. Anche perché, in relazione alla possibilità di gestire meglio il proprio business, l’imprenditore non ne trae alcun beneficio.

La situazione per le aziende piccole

Le aziende più piccole e gli imprenditori con pochi dipendenti demandano all’esterno, più degli altri, per sbrigare le pratiche fiscali, ma questo non basta. Oltre a costare in consulenze, la burocrazia costa in termini di ore di lavoro sottratte all’attività produttiva, commerciale, allo sviluppo di nuovi prodotti e alla ricerca di nuovi mercati.

In un anno, l’imprenditore stima che vengano sottratti 45 giorni alla propria attività lavorativa – un mese e mezzo! – per assolvere le pratiche burocratiche necessarie per lavorare. Non è da meno l’impegno richiesto ai dipendenti: l’imprenditore oltre al proprio tempo, deve anche investire 28 giorni lavorativi dei propri dipendenti, in aggiunta ai soldi spesi per le consulenze specifiche. Ma è solo colpa dello Stato? No, purtroppo anche i privati, spesso, sono portatori di questo virus. Pensiamo alle banche: se si apre un conto corrente, come minimo servono una quindicina di firme su svariati moduli, fittamente scritti, illeggibili, spesso incomprensibili. E che dire dei contratti delle assicurazioni, delle comunicazioni di Equitalia?

Cosa significa burocrazia

Burocrazia – dal francese bureau (“ufficio”) connesso al greco krátos (“potere”) – significa organizzazione delle persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo criteri di razionalità, imparzialità, impersonalità.

L’attuale accezione del termine è principalmente negativa, a causa di quelle che nel corso del XX secolo sono state definite da alcuni “conseguenze inattese” del fenomeno burocratico: rigidità, lentezza, incapacità di adattamento, inefficienza, inefficacia, lessico difficile o addirittura incomprensibile (il cosiddetto burocratese), mancanza di stimoli, deresponsabilizzazione, eccessiva tendenza a regolamentare  ogni minimo aspetto della vita quotidiana. E allora dobbiamo chiederci se questo male italiano non sia da estirpare anche nella mentalità di chi adotta le norme solo per formalità e non entra nella sostanza delle azioni per risolvere concretamente i problemi.

Maria Teresa Azzola
Presidente CNA Bergamo