
“Abbiamo assoluto bisogno, adesso, che Regione Lombardia metta in campo un pacchetto di misure anti-crisi”. Lettera aperta di CNA Lombardia ad Attilio Fontana e Alessandro Mattinzoli
Lettera aperta per:
Attilio Fontana – Presidente Regione Lombardia
Alessandro Mattinzoli – Assessore Sviluppo Economico Regione Lombardia
Carissimi,
è con animo fiducioso che abbiamo deciso di rivolgerci a Voi, oggi, in rappresentanza delle 25 mila imprese del sistema CNA Lombardia.
Abbiamo vissuto con angoscia e preoccupazione questi tempi difficili, e ci felicitiamo con l’Assessore Mattinzoli per aver superato di persona una battaglia non facile con il Covid 19.
Le settimane da cui siamo reduci ci hanno consegnato alcune evidenze.
L’azione economica del Governo, su cui non esprimiamo giudizi politici che suonerebbero inopportuni, appare positivamente orientata al supporto alla liquidità ma sostanzialmente priva della necessaria tempestività e pericolosamente sbilanciata sulla dimensione del canale bancario: in buona sostanza, al di là delle garanzie pubbliche, alla nostra base imprenditoriale sembra tuttavia che saranno le banche a regolare vistosamente i rubinetti delle erogazioni, seguendo i tradizionali criteri di bancabilità.
Non risulta poi particolarmente convincente la posizione espressa dai vertici associativi del mondo del credito, in base alla quale sarà il mercato a sanzionare, in termini meramente competitivi, gli istituti di credito meno orientati ad un’attuazione del Decreto Liquidità. E’ un darwinismo socio-economico che ci convince poco, dal quale il Paese uscirebbe ancora più indebolito.
I nostri imprenditori associati hanno contatti stabili con lo partner esteri: i loro omologhi svizzeri, o tedeschi, hanno ricevuto indennizzi più generosi, in conto capitale, in pochi giorni, con procedure estremamente semplificate. In Germania parliamo di sovvenzioni federali fino a 15 mila euro per imprese fino a dieci dipendenti, e di sovvenzioni dei Lander fino a 5000 euro per gli autonomi. Un altro campionato.
L’Europa si consolida come una creatura sostanzialmente e fragilmente intergovernativa: incapace di fare debito comune dentro una logica di investimento di medio e lungo termine, ha avallato un meccanismo, il MES, svincolato solo per le spese sanitarie.
Empiricamente, capiremo quanto il Governo nazionale sia convinto della bontà dello strumento in base al fatto che lo utilizzi oppure no.
Dal nostro punto di vista, la sensazione è questa: in Europa si è deciso di usare anche questa emergenza per verificare i reciproci rapporti di forza tra le economie nazionali, perché appare evidente come si sia dentro, ormai, una gara di resistenza, in cui vincerà chi potrà meglio sostenere, in autonomia, le proprie economie nazionali. Uno Stato pesantemente indebitato come l’Italia avrà margini enormemente meno ampi e potenti di altri partner europei.
Una situazione asimmetrica: chi ha più bisogno prenderà di meno di chi ha meno bisogno. In Italia, saranno proprio le Regioni del Nord, che giocano la partita della competizione con i territori europei più produttivi, a rischiare di vedersi declassati da tutta questa situazione, ancora una volta per la fragilità del sistema – Paese.
Questa fase dovrebbe vedere il più possibile interventi a fondo perduto (almeno in una fase iniziale), erogati in modo automatico e tempestivo.
Oggi, al netto dei 600 euro di bonus per gli autonomi (incrociamo le dita sulle imminenti erogazioni), nonché dei fondi per il Reddito di Emergenza (sulla cui distribuzione geografica ci sarebbe molto da dire), tutti gli altri interventi risentono di una pesante carenza strutturale di risorse finanziarie disponibili e di una sostanziale farraginosità applicativa.
Appare convincente l’idea di chiedere invece a chi può di investire su titoli di Stato remunerativi e comunque vincolati, nella loro stessa emissione, a opere di manutenzione del territorio e del patrimonio pubblico, anche sul terreno del riassetto idro-geologico, per non parlare della banda larga e dell’infrastruttura digitale. Anche sul piano simbolico, una misura di questo genere metterebbe in circolo risorse e consoliderebbe i legami di comunità e l’appartenenza al Paese e all’Europa.
Abbiamo inoltre osservato come, negli ultimi giorni, si sia accentuata la tendenza alla sovrapposizione reciproca tra decretazione governativa e ordinanze regionali sul terreno, non già degli aiuti economici ad imprese e famiglie, ma sul quello del perimetro delle chiusure e delle parzialissime riaperture.
Questo aspetto è disfunzionale e non aiuta a fare sistema.
Caro Presidente, caro Assessore,
Voi sapete quanto per noi l’autonomia differenziata rappresenti un valore positivo se giocata non in termini di raddoppiamento burocratico-amministrativo, ma di ulteriore, positivo incremento delle risorse, della cura, delle politiche per un’armoniosa crescita dei Territori, in una logica di integrazione europea con altre Regioni partner simili alla Lombardia, al Veneto, all’Emilia per etica del lavoro, cultura sociale, proiezione globale, vita culturale, civiltà del welfare, centralità della persona.
Per la seconda volta in un decennio, il mercato lasciato a se stesso si è dimostrato fallimentare: nel 2008 per una causa finanziaria endogena, oggi per una causa esogena di matrice pandemica.
Abbiamo compreso, per averli finalmente vissuti sulla nostra pelle, i limiti della concentrazione di capitale e lavoro, i limiti della delocalizzazione e della desertificazione produttiva di territori importanti, piegati ad una cieca ricerca della migliore economia di scala. Il risultato è stato che abbiamo sperimentato la carenza patologica addirittura di Dispositivi di Protezione Individuale, per il semplice motivo che sul nostro territorio non si producevano più.
Con il fine di non assembrarci, finiamo con l’assembrarci fuori dai supermercati, perché sono troppo pochi gli alimentari di prossimità e i negozi al dettaglio sopravvissuti nei nostri Comuni, nelle nostre province.
Forse dovremmo tornare a valorizzare, nel tempo e nello spazio, il valore socialmente protettivo, umano ed inclusivo di una molteplicità capillarmente diffusa di micro e piccole imprese produttive e commerciali. Non saranno forse le imprese descritte dai manuali, ma probabilmente sono il cuore pulsante di un ceto medio che è stanco di essere umiliato e che ancora rappresenta il luogo sociale a cui far approdare i meno abbienti, le loro legittime speranze di una vita migliore.
Abbiamo assoluto bisogno, adesso, che Regione Lombardia metta in campo un pacchetto di misure anti-crisi costruito nel segno specifico della discontinuità: per momenti eccezionali servono misure eccezionali. Per un paradigma economico fallato, se pure non fallito, servono pensieri lunghi per costruire insieme nuovi modelli umanamente più sostenibili e più direttamente orientati al benessere diffuso delle nostre comunità.
Ora, il Governo ha costruito una task force ad hoc e sentiamo circolare voci di un’analoga iniziativa da parte di Regione Lombardia. Noi, come sempre, ci siamo. Ma ci permettiamo di lanciare un segnale: stiamo attenti alla composizione della task force.
Non bastano grandi nomi del mondo tecnico-scientifico, serve una pluralità di competenze trasversali e una significativa dose di vicinanza al mondo reale. Non ci servono operazioni di tendenza, ci servono gatti che prendano i topi, al di là di un pelo più o meno morbido o colorato.
Non ci servono altre sovrastrutture, ci serve un piano, e noi siamo disponibili a costruirlo con Voi perché sappiamo come la pensano i nostri associati, e ci onoriamo di rappresentarli.
Essere lombardi significa lavorare dentro una logica di responsabilità sociale e apertura culturale.
Voi lo sapete. Noi lo sappiamo.
Non facciamoci trovare impreparati dalla storia.
Daniele Parolo
Presidente CNA Lombardia
Stefano Binda
Segretario CNA Lombardia