#impresecheresistono – Artigiani Vs Covid-19 | Brescia
Il dramma della cassa integrazione. La mancanza di liquidità. La trasformazione dei processi produttivi per adattarli alle normative sulla sanificazione. La rabbia verso le istituzioni. Ma anche le speranze di cambiamento, l’opportunità di trasformare l’emergenza in occasione di ripensare il business. E soprattutto la dignità del lavoro, la solidarietà tra persone, la consapevolezza di essere oggi più comunità di ieri.
Imprese e imprenditori, piccoli e piccolissimi, hanno attraversato e continuano a farlo, loro malgrado, un periodo storico nel quale tutte le certezze del vivere quotidiano sono state improvvisamente messe in discussione.
Queste le imprese associate alla CNA di Brescia che hanno partecipato al progetto #impresecheresistono – Artigiani Vs Covid-19:
BRIXIA PAP
? Rezzato (Bs)
? Fotografo: Giovanni Colosio
“Vivo tutto con molta rabbia”, dice Rossella Goffi. “I morti ci sono sicuramente stati e così anche i gravi danni per la sanità lombarda, che non è l’eccellenza che ci hanno fatto credere. Però il Governo non capisce che sta minando le piccole e medie imprese, per i sostegni che non riusciamo ad avere e la tantissima burocrazia: per ottenere i famosi 25mila euro di credito, sto compilando 27 fogli. I 600 euro per le partite Iva? Una cosa ridicola. Le piccolissime imprese andranno sicuramente a morire. Mi fa rabbia, da imprenditore che lavora da 30 anni, essere trattata in questo modo”.
Non le manda a dire la titolare di questa azienda di fornitura e installazione di sistemi antincendio.
“Ho 9 dipendenti con altrettante famiglie, li ho messi in cassa integrazione e non hanno ancora visto un euro. Non sono d’accordo con le aperture, sono vietati gli assembramenti ma aprono i mercati all’aperto mentre le parrucchiere possono aprire solo a giugno. Stanno facendo le cose al contrario, prima dovrebbero venire gli artigiani e poi le grosse realtà! La mia paura sarà quando le persone che sono scese al Sud torneranno indietro. E poi perché non chiamano gli asintomatici a fare il tampone? Dobbiamo aspettarci molti disoccupati. È inutile dire che fino a settembre non si licenzia, perché se io ho solo 45 giorni di cassa integrazione e non ho soldi per dare da mangiare ai miei dipendenti, li devo lasciare a casa per forza. Il Governo deve ascoltare le associazioni come la nostra, non solo Confindustria!”.
LABORATORIO ODONTOTECNICO F.LLI BRUSCHI
? Brescia
? Fotografi: Mario Donadoni e Andreas Ikonomu
Fausto Bruschi ha 54 anni e da 36 anni lavora col fratello Giampietro in un laboratorio odontotecnico di cui sono entrambi titolari, con due dipendenti. Con il lockdown,
“abbiamo avuto un blocco quasi totale delle lavorazioni, mettendo in cassa integrazione il personale. Inizialmente sembrava fosse una cosa passeggera, poi l’abbiamo vista aggravarsi giorno dopo giorno, finché il Governo ci ha imposto la presenza solo sui casi più urgenti, che però sono stati quasi nulli. La situazione ci ha colpito molto perché abbiamo avuto anche la perdita di qualche amico. E temiamo che la ripartenza non sarà veloce come molti dicono”.
Per il periodo di fermo, la stima delle perdite è dell’80 per cento almeno del fatturato. Per fortuna, qualche nota positiva i fratelli Bruschi riescono a trovarla.
“Mi è successo”, dice Fausto, “davanti a una macelleria in cui era obbligatorio l’ingresso con i guanti, che una signora che usciva li offrisse a me che li avevo dimenticati. Non avrei dovuto accettare, ma ha prevalso il gesto di solidarietà. E questa solidarietà è sicuramente un fatto positivo”.
Ma la nota di orgoglio è per “un collega che lavora con noi e che ha progettato, con le nostre stampanti 3D, dei Dpi su misura, tra cui le valvole che raccordano le famose maschere Decathlon, mettendole a disposizione dell’ospedale civile di Brescia”.
OFFICINA BENZONI
? Brescia
? Fotografo: Giovanni Colosio
“Abbiamo chiuso circa 15 giorni e riaperto a fine marzo”, racconta Alberto Benzoni, dell’omonima officina meccanica bresciana.
“Abbiamo ridotto l’orario, ridotto il personale e messo in cassa integrazione gli altri, lavorando comunque il 5% del solito. Personalmente non ho avuto paura, forse anche perché sono un ottimista di natura e tendo sempre a guardare avanti, metto la mascherina e i guanti, anche se mio figlio e mia nuora, che è tecnico radiologo, hanno entrambi preso il virus. Ora abbiamo implementato tutto quel che serve: distanziamento, dispositivi di protezione, redistribuzioni orarie. Abbiamo fatto richiesta di aiuto alle banche ma quel che si è visto è solo in virtù del proprio profilo personale, non per le misure messe in atto dal Governo. Io penso che il nostro settore dovrebbe recuperare quasi tutto quello che ha perso in questi mesi. Non capisco nemmeno tutte le critiche che ci sono verso la politica: i contagiati sono ancora tanti, occorre fare un passo alla volta. Il problema vero è la mancanza della liquidità, i soldi servono subito. Io ho pagato tutti i fornitori ma non è detto che tutti ce la possano fare. Sta anche agli italiani avere la testa sulle spalle, dovremo stare tutti molto attenti”.
MEDIA MENTE DI FALZONE ACHILLE
? Brescia
? Fotografi: Andreas Ikonomu e Mario Donadoni
Dal 2000, Falzone è consulente in ambito web marketing.
“Non ho visto cali di fatturato ma è cambiata, in tempo zero, la modalità di lavoro: niente più visite in azienda ma videoconferenze.“
La reazione al lockdown?
“Prima stupore, poi speranza che fosse passeggero, poi consapevolezza della serietà”. Media Mente era tra i codici Ateco autorizzati a operare. “Sono passato per diversi posti di blocco ma ero sempre in regola”. Il problema vero è extralavorativo: “Fatico nei weekend a casa, ho bisogno del contatto fisico e di muovermi”.
Note positive?
“Ho approfondito il rapporto umano con un cliente, che mi ha dato consigli preziosi sul rapporto con mia figlia”.