#impresecheresistono – Artigiani Vs Covid-19 | Milano

#impresecheresistono – Artigiani Vs Covid-19 | Milano

Il dramma della cassa integrazione. La mancanza di liquidità. La trasformazione dei processi produttivi per adattarli alle normative sulla sanificazione. La rabbia verso le istituzioni. Ma anche le speranze di cambiamento, l’opportunità di trasformare l’emergenza in occasione di ripensare il business. E soprattutto la dignità del lavoro, la solidarietà tra persone, la consapevolezza di essere oggi più comunità di ieri.

Imprese e imprenditori, piccoli e piccolissimi, hanno attraversato e continuano a farlo, loro malgrado, un periodo storico nel quale tutte le certezze del vivere quotidiano sono state improvvisamente messe in discussione.

Queste le imprese associate alla CNA di Milano che hanno partecipato al progetto #impresecheresistono – Artigiani Vs Covid-19:

GTBISTROTCAFFÈ

? Milano

? Fotografo: Paola Meloni

Stefano, 33 anni, e Francesco, 28, avevano comprato il locale il 27 febbraio ed erano operativi dall’1 marzo.

Abbiamo fatto 9 giorni di attività prima di dover chiudere”. Alle spalle, la gavetta a Londra, dove “avevamo imparato l’esperienza della gestione in tempi rapidi del servizio richiesto da un bistrot”. A regime c’erano sempre 60 posti a sedere occupati. Poi il Covid. I due dipendenti in cassa integrazione e “quello che si incassava in un giorno (circa 1.000 euro) è diventato incasso di una settimana”.

È stato molto traumatico doverci fermare dopo avere appena aperto. Se non altro questa pausa ci ha aiutato a pensare meglio i menu e a ripensare i flussi di traffico dei clienti”.

I problemi?

Abbiamo dovuto smaltire il cibo ordinato e che era destinato a scadere. C’è stata troppa disinformazione, la gente si fa troppe paturnie per una cosa sicuramente grave ma con cui alla fine della fiera devi convivere. La paura è anche giustificata, ma se la vita ti dà un pugno devi reagire”.

BACKSTAGE DI BRIGIDA STOMACI

? Milano

? Fotografo: Paola Meloni

Sono Brigida Stomaci, estetista, nel settore dal 1976 e dal 1990 con Backstage, oggi specializzata in trucco permanente ma nata come centro benessere. Ho due dipendenti e mi sto preparando gradualmente all’idea di andare in pensione. Il nostro valore è l’esperienza, visto che sono stata tra le prime in Italia a lavorare sulla dermopigmentazione. Costante aggiornamento, prodotti di alta qualità, appuntamenti tranquilli. Ricavi 2019 a circa 170 mila euro, un migliaio di clienti, utile quasi a zero: anche se guadagno poco, preferisco lavorare bene”.

Una carta d’identità sconvolta dall’arrivo del Covid.

Abbiamo chiuso subito. Lavoriamo sul viso, le labbra: era impossibile tenere aperto. Tra marzo, aprile e maggio, i mesi in cui si lavora di più, abbiamo perso oltre 50mila euro. Avevamo appuntamenti fino a ottobre/novembre ma sono stati tutti da riposizionare. Il lavoro in teoria non manca, ma dobbiamo vedere cosa succederà, da un lato molte clienti vogliono venire, molte altre hanno ancora paura”.

I dipendenti subito in cassa integrazione e la paura per il pagamento delle tasse 2019, che sommate all’Iva valgono quasi 70mila euro. Così Stomaci ha dovuto “ripensare gli spazi allestendo all’ingresso uno spazio in cui la cliente può lasciare i suoi capi e disinfettarsi le mani prima di accedere alla postazione. Tra un cliente e l’altro dobbiamo prevedere mezz’ora di buco”. Come ha vissuto l’emergenza?

“Nei primi 15 giorni ne ho approfittato per rimettere a posto le vecchie fotografie. Ho anche la fortuna di avere un giardino, una grande valvola di sfogo. Poi è arrivata la preoccupazione, soprattutto per il futuro. Se non ci abbuonano le scadenze di pagamento da qui a fine anno e contemporaneamente non incassiamo, non so come faremo a onorarle. La paura è per la liquidità. I costi fissi sono personale, affitto e tasse”.

Il lato positivo?

Questo clima ha educato la gente comune a fare attenzione all’igiene e questo è importante, e il cliente saprà riconoscere i professionisti di qualità anche grazie a questa esperienza. Inoltre nel mio settore, tra colleghi, ci siamo sentiti più parte di una cosa sola, non abbiamo mai comunicato tanto come adesso. Si è creata una comunità”.

La conclusione è sulle risposte della politica:

Non mi permetto di giudicare, non avrei mai voluto essere al posto loro”.

CELSIUS1063 DI ANTONIO CASABONA

? Milano

? Fotografo: Piera Biffi

Antonio Casabona, classe 1971, è titolare della Celsius, azienda artigianale che fa gioielli dal 1994. “Non ho dipendenti e nel primo quadrimestre pre-Covid il mio fatturato era stato di 12.000 euro. Quest’anno? 3.000”. All’inizio dell’emergenza la situazione non sembrava drammatica, “ma la preoccupazione poi con i vari decreti è salita e ora è molta. L’inattività crea anche problemi di carattere psicologico. Per quanto riguarda i clienti, invece, per fortuna i rapporti sono sempre stati buoni e non ho avuto problemi con i pagamenti”.

Certo le previsioni sono drammatiche:

Penso che quest’anno fatturerò il 50% dell’anno precedente. Il futuro è difficile immaginarlo, penso che se la crisi finirà in tempi brevi potrò continuare l’attività, altrimenti a un certo punto dovrò chiudere”.

Molti, per Casabona, gli errori della politica.

All’inizio hanno sottovalutato l’emergenza. Il lockdown, anche se inevitabile, porterà gravi conseguenze alla nostra economia. Nel mio settore, con l’aumento del costo delle materie prime la situazione è destinata a peggiorare molto”.

GAGARIN SRL

? Cesano Maderno (Mi)

? Fotografo: Enrico Giudicianni

Franco Bocca Gelsi è ligure di nascita ma lombardo di adozione. “Sono un piccolo produttore cinematografico specializzato in film arthouse, opere prime e seconde. La mia prima azienda l’ho aperta nel 2002, Gagarin invece è nata nel 2011”.

Come ha inciso il Coronavirus?

Ha portato con sé un blocco delle attività a tutti i livelli. Oggi non si può andare sui set, siamo in attesa di un protocollo del Mibact e mancano le assicurazioni. I disagi sono iniziati a marzo e sono poi aumentati, in particolare nei rapporti con le banche e con l’Inps. A oggi la sola misura per le aziende è un prestito da 25mila euro che però non si riescono ad ottenere. Avevo una produzione programmata in autunno ma la sto spostando al 2021

Aspetti positivi?

Personalmente sto testando la mia capacità di stare da solo. Tutti quanti, invece, abbiamo verificato che volendo si può sfruttare meglio lo smartworking”.

Bocca Gelsi è abbastanza deluso dalle scelte politiche di questi mesi.

Per me hanno sbagliato tutto. Serve rivedere il rapporto Stato/Regioni nella sanità. Da imprenditore inoltre vorrei che mi venissero date regole chiare, devo poter agire in sicurezza, perché se l’assicurazione non mi copre e, per lavorare, devo farlo a mio rischio e pericolo, allora preferisco non partire del tutto”.

LAVGON DI LAVINIA VICENZI

? Zinasco (Pv)

? Fotografo: Paola Meloni

In questo periodo ci siamo messi a produrre mascherine per non fallire. Lo stop ha inciso moltissimo, avevamo investito almeno 15mila euro per la collezione estiva e preso ordinativi alla fiera Homi di febbraio ma poi, a parte qualche ordine che è stato accettato, non abbiamo nemmeno potuto consegnare”.

È sconsolata Michela Cittadino, coadiuvante del laboratorio di moda etica al femminile, condotto dalla figlia. “Abbiamo iniziato nel 2006 facendo accessori e piccole cose, poi abbiamo ristrutturato parte di questa stalla per farci il nostro laboratorio, quindi abbiamo iniziato nelle fiere del biologico. Oggi abbiamo 8 dipendenti e serviamo una ventina di negozi”. Negozi che per fortuna hanno appoggiato subito la riconversione della Lavgon: “Ce ne hanno prese diverse centinaia per rivenderle”, dice Cittadino.

Abbiamo dovuto chiudere due negozi che non riusciremo a riaprire, uno a Pavia e l’altro a Torino. Andremo avanti qui con la produzione, che però sarà ridotta, per questi mesi del 60-70%, e chissà nei mesi estivi se i negozi nostri clienti se la sentiranno di comprare la nostra merce, viste le incertezze che gravano anche su di loro”. Prosegue Cittadino: “Questa situazione mi ha portato a riflettere su come noi usiamo le cose. Quello che avrebbe dovuto spingerci prima a rallentare il nostro modello produttivo – i ghiacciai che si sciolgono, le foreste che bruciano – non è stato sufficiente a farci riflettere sulle iniquità, e questo virus invece ci ha obbligato a fermarci. Spero che questa emergenza ci insegni a prendere le cose in un altro modo”.

La conclusione è amara:

Ho visto molti errori da parte di Regione Lombardia, oggi come nel passato. Sono state sostenute troppo le strutture private a scapito del pubblico, che dovrebbe essere sacro”.

NICOLETTA FASANI

? Milano

? Fotografo: Enrico Giudicianni

Nicoletta Fasani ha una ditta individuale nata nel 2009 e con sede a Milano, in zona Villapizzone, dove fa abiti da donna trasformabili e componibili. “Iniziano tutti da una forma rettangolare alla quale applico tagli e modifiche facendola diventare contemporaneamente un top, una gonna, e così via. Uso solo materiali sostenibili e made in Italy”. Nel 2019 il fatturato è stato di circa 90mila euro, ripartiti tra Italia, Berlino e Svizzera. Ma oggi “sono sotto di circa il 30%”.

La gestione dell’emergenza non è stata facile.

Anche grazie a CNA ho adottato un codice di autoregolamentazione per la sanificazione. Nelle prime settimane ne ho approfittato per produrre il campionario per la collezione invernale. Ma poi ho iniziato a provare fatica e perdere il senso di quello che stavo facendo. I miei collaboratori e fornitori erano abbastanza abbattuti, anche le grosse ditte produttrici di materiale hanno iniziato a turnare e quindi non ho più trovato nelle aziende i miei contatti di riferimento. La situazione mi ha spaventato molto, le due parole giuste sono paura e confusione”.

L’aspetto più pesante?

Alcuni clienti che hanno bloccato gli ordini. E poi la burocratizzazione di tutte le procedure”.

Aspetti positivi?

Ho imparato a usare alcuni strumenti tecnologici, ho fatto dirette Instagram per tenere contatti coi clienti, ho fatto uno shop online. Davanti alla vetrina ho delle piante e una vicina mi ha scritto dicendomi che non avrei dovuto preoccuparmi di bagnarle perché lo avrebbe fatto lei. Sicuramente farò ancora più attenzione all’origine dei tessuti e dei filati che uso”. Ora, “la paura è che d’estate Milano si svuota. Il Covid è arrivato nel momento topico della produzione e della vendita. D’estate molte donne e mamme se ne vanno al mare coi figli. Ma i negozi di quartiere come il mio sono un valore non solo commerciale ma anche di bellezza, di presenza. Mi farebbe piacere avere un politico anche dei consigli di zona che passi di qua e chieda come va, come è andata, per farmi sentire meno sola”.

POEL DI PONZINI PAOLO

? Milano

? Fotografo: Andreas Ikonomu

Il fermo non è stato simpatico. I dipendenti hanno reagito più che bene, capendo che l’esigenza sanitaria è enorme, e che facendo un lavoro a stretto contatto gli uni con gli altri il rischio è decisamente maggiore. Ma non siamo numeri, ci conosciamo per nome e cognome, tutti noi conosciamo le nostre famiglie che abbiamo cercato di preservare, e non è stato facile sospendere i loro stipendi”.

Paolo Ponzini è titolare della ditta individuale Poel, che realizza impianti di tipo industriale e di cantiere. “Col fermo”, prosegue, “non abbiamo potuto chiudere i lavori in coda del 2019 né avviare quelli del 2020. Sicuramente un 30% di fatturato è stato perso in questi mesi, e il problema vero sarà il mancato incasso, cioè la liquidità”.

Per fortuna, secondo Ponzini,

il rapporto tra gli esseri umani è cambiato, forse in positivo. Un artigiano che collaborava con me in passato, circa 6 anni fa aveva sviluppato un lavoro per il quale gli avevamo dato un aiuto, ma quell’operazione gli era andata molto male. A marzo, in pieno Covid, ha rintracciato il mio nuovo numero e ha voluto saldare il debito di allora. Gli sono riconoscente, e non per il valore economico, ma per quello morale, del suo gesto”.

S.A.TA.M.

? Milano

? Fotografo: Andreas Ikonomu

SATAM è il sindacato artigiani tassisti di Milano e provincia, conta circa 700 associati su un totale di 4.800 e durante l’emergenza Coronavirus non si è mai fermato.

Siamo intervenuti nelle situazioni di difficoltà, sull’accompagnamento ai servizi e alle realtà ospedaliere e in tante micro-situazioni”, racconta il presidente Massimo Pagani. “Quando tireremo le somme vedremo che nelle settimane del picco dell’emergenza avremo realizzato tra il 5 e il 15 per cento del fatturato abituale”. “Mi sono sentita strana in una città che non era la mia”, racconta una tassista associata al SATAM, “è davvero triste. Data la poca domanda e con un figlio a casa di 12 anni che ha bisogno di essere seguito con la scuola, ho deciso di dedicarmi a lui e di aspettare che passi l’onda”.

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GIMOTO SRL

? Cassano D’Adda (MI) 

? Fotografi: Andreas Ikonomu e Mario Donadoni

SILVERPRESS

? Parabiago (MI)

? Fotografo: Luca Orsi

VANETTI E STORER 

? San Donato Milanese (Mi) 

? Fotografo: Paola Meloni